Bioregionalismo, animali, uomo: “Oltre le uova di coturnice…” – Il messaggio della vita che si evolve…

E’ giunto il momento di andare oltre le uova di coturnice.. Quelle uova sono state uno spunto per affrontare un vero discorso sul rapporto uomo natura animali.

Questo che segue è un dialogo fra due membri fondatori della Rete Bioregionale italiana, che si interrogano sul modo “ecologico” di rapportarsi con gli altri esseri viventi. Lo spunto nasce dall’articolo di Caterina Regazzi sulle cure naturali.

Vedi articolo: http://paolodarpini.blogspot.com/2011/04/bioregionalismo-e-cure-naturali-uova-di.html

E altro articolo: http://paolodarpini.blogspot.com/2011/04/uova-di-coturnice-come-pomo-della.html

 

 

Stefano Panzarasa scrive:

Uova di coturnice

Caro paolo, ho letto l’articolo di Caterina e la risposta sul blog e vorrei chiarire che per me il fatto è che non è giusto prendere un animale selvatico e allevarlo per prendergli le uova (è una specie di furto). E poi quando l’animale è vecchio che fine fa?

 

Il punto è che noi umani non abbiamo nessun diritto sugli animali, tantomeno di “rapirli” dal loro habitat naturale e costringerli a lavorare per noi (se si fa con gli umani si tratta del reato di “messa in schiavitù” ed è duramente e giustamente perseguito per legge…

Ora capisco bene il problema di Caterina anche se non so quanto sia grave la sua allergia e se è ai pollini, io negli anni mi sono curato in tanti modi, anche con le medicine omeopatiche, un po’ è servito un po’ no, poi col tempo la cosa è passata da sola (magari fosse per l’alimentazione sempre migliore, da vegetariana a quasi interamente vegana…).

Comunque a volte per capire cosa sia giusto e cosa no basta uscire fuori dal nostro mondo patriarcale e vedere le cose con gli occhi dell’ecologia profonda e dell’etica della terra, è difficilissimo da fare perché bisognerebbe andare su un altro pianeta ma con un po’ di sforzo ci si riesce ed allora è tutto chiaro e semplice, semplice e chiaro in modo stupefacente…

Stefano

 

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Paolo D’Arpini risponde:

Ancora sulle uova di coturnice

 

Caro Stefano, va bene. E’ giusto che si esprimano vari pareri e che si cerchi di andare più in profondità nella comprensione del nostro rapporto uomo-natura-animali. Credo anch’io che queste uova di coturnice, usate come rimedio per l’allergia da tempo immemorabile, possano anche essere sostituite con altri rimedi, come tu stesso hai suggerito, certamente però non possiamo completamente escludere una complementarietà nei nostri rapporti con gli animali. La natura vive sulla vita, noi umani siamo frugivori ed i frugivori fanno un limitato uso di uova e di prodotti di origine animale, questo dice la loro “ecologia” fisiologica. Certo oggigiorno vediamo che i consumi in tal senso sono aumentati enormemente soprattutto in seguito all’allevamento industriale. Hai visto ad esempio quanti milioni di galline vengono tenute in batteria per le nostre uova…?

 

Però non voglio negare all’uomo un rapporto simbiotico con la gallina, ad esempio ricorderai l’ultima gallina che ho avuto a Calcata, me l’aveva portata una ragazza vegetariana che l’aveva “pescata” da pulcino ad una fiera… Poi cresciuta non volendo ucciderla l’ha portata al Circolo vegetariano.. Io l’ho tenuta quasi come un animale da compagnia, com’era d’altronde già abituata ad essere, ma questo non impediva che deponesse delle uova e che io le mangiassi, e pure con soddisfazione e riconoscenza…

 

Tu sai che le galline non sono uccelli che potrebbero vivere in cattività, sarebbero totalmente sterminate dai tanti nemici naturali… Lo so, anche questo, perché avevo provato a tenere tante galline e papere e oche libere e pian piano sono sparite tutte (dovresti ricordare i miei esperimenti con gli animali di tanti anni fa). Forse solo qualche anatra si era salvata, volando giù al fiume ma non so per quanto tempo e se abbia potuto riprodursi… Comunque… la natura è sempre giusta, se siamo in grado di accondiscendere alle sue regole ed a non intrometterci con le nostre “regole etiche e morali”… E’ una dura lotta verso la consapevolezza… ecologica…

 

Ritorniamo alle uova di coturnice. Come per le uova di quaglia anche queste uova vengono da allevamenti, le uova non sono prese in natura, anche perché la coturnice è presso che scomparsa… per le stesse ragioni che ti dicevo prima al proposito delle galline libere, pur che la coturnice almeno vola e le galline non più! A me personalmente non piace che nuove specie vengano allevate in cattività.. ma quegli animali in cattività, se sono tenuti con coscienza e amore (e qui ti ricordo le bestie da me custodite nell’Ostello per animali erbivori di Calcata), almeno campano e si riproducono…

 

Dobbiamo imparare a convivere con gli animali in modo idoneo, senza trasformarli a nostra immagine e somiglianza (come spesso avviene con i pets), e senza sfruttarli per usi impropri ) come negli allevamenti industriali da carne e da latte e da uova)…

Ed allora avremo attuato un sano rapporto con essi, un rapporto che potremmo definire “ecologico” e “bioregionale”….

 

Il dialogo è importante purché sia costruttivo!

 

Ti abbraccio fraternamente, Paolo

 

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Stefano scrive:

Ancora sulle uova di coturnice

 

Caro Paolo,

mi ha fatto piacere ricordare il periodo in cui ti curavi di quei poveri animali…

Io però ho solo voluto far notare che possiamo avere tutte le giustificazioni possibili per tenere con noi gli animali e quella di averli salvati è veramente meritoria ma negli altri casi si tratta sempre di forzature nei confronti di esseri che non hanno scelta. E infine in tutti gli allevamenti, anche i più amorevoli, gli animali non muoiono mai (o quasi certamente) di vecchiaia.

 

Viviamo in una società di compromesso e quindi ogni persona consapevole cerca di fare il meglio che può, però almeno, per quanto riguarda gli animali, fra di noi dovrebbe essere chiaro che tenerli in gabbia è schiavitù e prender loro le uova è un furto. Che problema c’è a dire le cose come stanno? Magari può servire a limitare sempre di più tali pratiche ma certamente con moderazione e ognuno con i suoi tempi… Un saluto,

Stefano

 

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Paolo D’Arpini risponde:

Oltre le uova di coturnice

 

Caro Stefano, questo scambio epistolare è molto utile, sia per noi che per la comunità… Infatti la differenza fra l’uomo ecologico e quello inconsapevole è che attraverso il dialogo si approfondisce la capacità di comprensione dei meccanismi della natura.

 

Forse nel mio discorso non sono stato abbastanza chiaro circa il rapporto -secondo me- “ideale” (o se preferisci “ecologico”) con gli animali e le piante.

Ti ho parlato di pets e di animali sfruttati negli allevamenti industriali. Sono due categorie opposte, sono due modi scriteriati di rapportarci con gli animali. Noi stessi -tra l’altro- siamo animali, quindi abbiamo bisogno di avere un contatto con i nostri “fratelli e sorelle” di altra specie. Se è chiaro questo… allora comprenderai tutto il resto…

 

Non teniamo gli animali in gabbia (per sfruttarli fisicamente) e nemmeno nei divani (per sfruttarli psicologicamente).

 

Dobbiamo trovare una via di mezzo che non sia sfruttativa (in un senso o nell’altro), purtroppo la vita malsana in città ci porta a dover avere un rapporto con gli animali molto falsato, portandoceli in casa… Oppure lasciandoli nel loro habitat dal quale noi stessi siamo esclusi (perché non più avvezzi a vivere nelle poche foreste rimaste).

 

Ti ripeto che non sono entusiasta nell’assoggettare nuove specie alla cattività… però se alcune specie di animali non venissero assoggettate alla cattività sarebbero destinate alla scomparsa, per via della eliminazione dal pianeta di un habitat idoneo (l’uomo occupa sempre di più ogni spazio vitale). Insomma andremmo verso un ulteriore impoverimento della biodiversità. Inoltre c’è il fatto che -dal punto di vista evolutivo- alcune specie di animali in simbiosi con l’uomo hanno trovato vantaggi nella cattività (sia per la diffusione, sia per l’avanzamento intellettuale e coscienziale).

 

Siamo tutti in una grande bolgia chiamata vita e non sta bene scindere gli uni dagli altri… No quindi allo sfruttamento incondizionato ma sì al contatto empatico. Sono favorevole ad una via di mezzo. L’uomo, come sai, da animale istintuale e raccoglitore di cibo sparso, si è trasformato in un lavoratore che ricava attraverso il suo ingegno cibo e modi di crescita. Il lavoro ha affrancato l’uomo dalla “bestialità” pur costringendolo a nuovi parametri di debolezza e alienazione.. Ma sia nei rapporti fra esseri umani che nel rapporto con gli animali dovremmo trovare un modo “equanime” di poter esprimere il contatto e la collaborazione senza dover ricorrere alle perversioni (vedi esempi soprastanti) di un rapporto utilitaristico. Avrai compreso che -a questo punto- le uova di coturnice hanno perso quasi completamente il loro significato originario.. Non è più un fatto di sfruttare dei poveri uccelli rubando loro le uova.. è un fatto di sopravvivenza generale della vita sul pianeta in un modo simbiotico, con opportuni aggiustamenti e con opportune riflessioni sui valori della vita stessa…

 

Siamo in una scala evolutiva che in parte noi umani abbiamo percorso, ci manca ancora molto per arrivare alla cima della comprensione, possiamo però aiutare coloro che sono ai primi gradini senza doversi vergognare… Sapendo che il loro bene è anche il nostro. Questo vale per le piante, per l’aria, per le risorse accumulate sulla terra nei milioni di anni, per il nostro passato nella melma e per il nostro futuro nelle stelle. Per aspera ad astra!

E sursum corda….

 

Ti abbraccio fraternamente… Paolo

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Stefano scrive:

Dentro le uova di coturnice

 

Caro Paolo,

tutto quello che dici in parte lo condivido e in parte si dovrebbe approfondire ma ora non ho il tempo e poi mi sembra che tutto questo discorso svii un pò l’argomento centrale capitato per caso, l’allergia di Caterina e una possibile cura utilizzando animali in gabbia… Ovviamente lei poverina ha un problema e cerca di risolverlo come può…

Il punto secondo me è che bisogna fare chiarezza su quale visione può indicarci un sentiero etico, sano e giusto verso l’Era Ecozoica.

Mi pare che con tutta la consapevolezza che possiamo avere sapendo che siamo in un’era di transizione e che ognuno ha i sui giusti tempi, due fatti siano comunque certi:

1) tenere gli animali in gabbia è riduzione in schiavitù.

2) sottrargli i loro prodotti è un furto.

Sembra ragionevolmente assodato che di tutto ciò si può fare a meno (tranne casi particolare e considerando anche il periodo di transizione) però alcuni punti fermi, sempre secondo me dobbiamo averli.

Personalmente in questo perio sto cercando di arrivare all’essenza delle cose anche perché vedo che in giro c’è molta confusione…

Un saluto, Stefano

 

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Paolo risponde:

Osservare e non giudicare… coturnice?

 

Bene, caro Stefano… Allora rimandiamo il discorso. Tra l’altro ti ricordo che il tema del prossimo incontro (solstizio estivo 2011) della Rete bioregionale, verte proprio sull’alimentazione naturale.

Quindi, secondo me, quella sarà la sede in cui poter approfondire… Ti aspetto!

 

Ah, giusto un inciso… sai che da buon “cinese” sono parzialmente confuciano e parzialmente taoista, con sfumature buddiste… Confucio è morale ed etico, Lao Tze è un naturalista e Buddha sta oltre le forme…

 

Secondo me non occorre decidere nulla.. limitiamoci a seguire la coscienza sapendo che dove c’è sincerità automaticamente la verità prevale.

 

Ritengo che la morale e l’etica siano essenzialmente “astrazioni” e pertanto mi limito a seguire la via del cuore (in cui ciò che è consono appare e si manifesta senza sforzo)… Sento che in questa via tutto sia compreso…

Cari saluti ed un abbraccio affettuoso, Paolo

 

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Commenti ricevuti:

….il dialogo tra te e Stefano è veramente utile, come esempio di rispetto reciproco e di tentativo di chiarificazione delle proprie idee, senza prevaricazione e stroncature delle posizioni dell’altro. Siete due veri fratelli, come tutti dovremmo essere. Bravi!

Caterina

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Cara Caterina,
grazie di cuore per le tue belle parole…
Con Paolo ci conosciamo ormai da più di venti anni e le occasioni per litigare potevano essere tante altre e anche per motivi più futili… Ma non è mai stato così, miracolo? Effetto della distanza? Sapiente comunicazione ecopacifista? Stima reciproca, fratellanza? In effetti è quasi un bel mistero…
Io so che almeno con Paolo posso iniziare a provare a parlare liberamente di come la penso senza preoccuparmi che l’altro si offenda senza neanche voler riflettere su quello che dico (che comunque ò è sempre ragionevolmente documentato o viene da decenni di lavoro intellettuale e pratico sul campo).
Paolo è veramente una bella persona e dove ne trovo un’altra così che per convincermi delle sue ragioni mi cita contemporaneamente, e mettendoli dalla sua parte, Confucio, Lao-tsu e Buddha e io tranquillamente gli posso contrapporre Marija Gimbutas e Thomas Berry senza che finisca veramente male? Alla fine di questo scambio di idee sulle coturnici mi sono trovato molto soddisfatto e mi sono anche divertito molto… E questo penso sia un bel senso della vita…
Grazie anche per averci dato modo di confrontarci a partire dalla tua allergia, magari in sogno il Popolo delle Coturnici saprà spiegarci perché le loro uova fanno bene e trovare lo stesso principio attivo in natura senza doverle per forza tenere segregate… Forse sul pianeta esiste ancora un piccolo posto dove vivono felici e in libertà, ci andiamo e troviamo uova in abbondanza e in dono…
Un abbraccio a te e a Paolo,
Stefano

 

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